Tradizioni agricole: il riso di Pavia
Coltivatori di tradizioni
Ancora una volta Coltivatori di Emozioni scende in campo per la salvaguardia delle varie tradizioni agricole.
Sostenere gli agricoltori delle piccole realtà, che continuano a mantenere in vita aree rurali grazie alla forza e alla passione che mettono ogni giorno nel loro lavoro, significa sostenere ogni loro peculiare tradizione agricola.
Partiamo allora da una tradizione agricola molto antica di origine asiatica, arrivata in Italia dal 1468, quella del riso!
Una storia lunga quanto il mondo
La pianta del riso è originaria delle regioni dell’Asia sud orientale.
Il dato interessante è che in Cina si coltiva da 7000 anni mentre in Italia da 500 anni.
In tutti gli altri continenti in cui si diffuse la sua coltivazione si individuò un riso che poteva essere coltivato nelle zone dove il clima non consentiva la coltivazione delle varietà tradizionali.
Dopo che il riso era stato usato per secoli a scopi terapeutici, la prima risaia italiana fu inaugurata nel 1468 in Toscana.
Ma è solo con le prime coltivazioni lombarde che il riso diviene un elemento dell’alimentazione locale.
La coltivazione si diffuse rapidamente nelle zone paludose della Pianura Padana, generando un aumento dapprincipio dei casi di malaria che tuttavia non ne limitarono la coltivazione.
Nei pressi dei centri abitati si registrò una forte espansione delle coltivazioni di riso, anche perché questa garantiva guadagni superiori a quelli di altri cereali.
Inoltre, durante il periodo di carestia e peste che investì il nostro continente nel XVI secolo , il riso conobbe un enorme utilizzo ed andò a colmare carenze alimentari.
Attualmente dalle specie primordiali di questa graminacea se ne sono differenziate una ventina diffuse in gara parte del mondo.
La tradizione italiana
La risocoltura riveste ed ha sempre rivestito grande importanza per il nostro Paese.
La coltivazione del riso in Italia si sviluppa principalmente in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, seguendo in linea di massima il corso del fiume Po.
La risicoltura italiana si estende su circa 216.019 ettari, pari al 51% circa delle risaie dell’Unione Europea e L’Italia è il paese leader anche in termini di produzioni.
Queste coprono circa il 49% dell’intera produzione europea e dispongono di un ventaglio varietale del tutto unico.
In Italia sono coltivate sia le varietà di tipo japonica che le varietà di tipo indica e, tra le japonica, alcune varietà quali Arborio, Carnaroli, Vialone nano, delle quali l’Italia è l’unica produttrice nel mondo.
In particolare, nella zona delle colture di Pavia del nostro Roberto, appartenente alla rete, troviamo il Rosa Marchetti.
Questo è un riso italiano pregiato e tradizionale appartenente al gruppo dei semi fini.
La varietà fu introdotta nel 1972 e da sempre la conservazione della purezza è stata mantenuta dalla famiglia Marchetti che ha affidato in anni recenti in esclusiva la moltiplicazione della semente certificata.
Un’altra tipologia di riso tipica dell’Azienda Agricola Marinone è quella del Carnaroli già citato.
Questa varietà deriva dall’incrocio tra il Vialone Nero e il Lancino ed è stata ottenuta a seguito di numerosi tentativi effettuati.
È una varietà molto adatta alla produzione di risotto, grazie alla sua elevata capacità di assorbire i condimenti.
Appartiene alla classe del riso “superfino” e per questo è chiamato anche il “Re dei risi”, anche questa tipologia è prodotta da semente certificata.
Tutto questo patrimonio che da 500 anni l’Italia ha fatto suo, continua oggi ad essere fonte di occupazione e di lavoro per migliaia di persone.
Import ed export di usanze
In una società dove l’oriente guarda sempre più alla cucina dell’occidente il riso si attesta sempre di più come un alimento di importanza mondiale a testimonianza, per converso, di un occidente che si ritrova sempre più interessato e attratto dagli usi e i costumi orientali e li fa progressivamente propri.
Per esempio la traduzione del lancio del riso agli sposi è un usanza che deriva dalla Cina e deriva da un’antica leggenda.
Si narra che un giorno un genio buono vide i contadini afflitti dalla carestia e si impietosì.
Questi allora si strappò i denti e li lanciò in una palude.
Dopo questa insolita semina nacquero molte piantine i cui frutti ricordavano il biancore dei denti.
Da allora ovunque ci sia una pianta di riso non può esserci fame, ma soltanto abbondanza.
Per questa ragione lanciare riso agli sposi equivale ad augurare tanta fortuna, fertilità ed abbondanza alla famiglia che si è appena formata.
La cosa più interessante della tradizione è che però esistono vari significati a seconda della varietà di riso.
Il riso Carnaroli ad esempio è largamente scelto e utilizzato perché attraverso il suo lancio si augura la complicità e la condivisione agli sposi, la stessa che si ottiene nei grandi risotti.
Il Carnaroli infatti è famoso per garantire l’eccellenza nella tenuta in cottura e per amalgamare ed esaltare al meglio i sapori del piatto grazie alla sua particolare consistenza.
Ogni tradizione che diventa nostra merita la nostra tutela
Il riso, messo un pò da parte nel passato, ha riacquistato ampio interesse anche in Europa dove tradizione, cultura e cibo hanno sempre mantenuto tra loro uno stretto legame.
Roberto dell’Azienda Agricola Marinone porta avanti questa tradizione a Lomellina, in provincia di Pavia attraverso coltivazioni biologiche, conservative a basso impatto ambientale.
Garantisce così un prodotto sano e di massima qualità che rispetta l’uomo e l’ambiente.
Sostendo Roberto ci aiuterai come sempre a preservare il patrimonio più importante di tutti: la nostra terra!