Giornata internazionale della donna: imprenditrici agricole per passione
Ognuna con una storia ed un particolare percorso, tutte unite dalla passione per l’agricoltura
In occasione della Giornata internazionale della donna, Coltivatori di Emozioni si impegna nel far conoscere le storie di alcune imprenditrici coinvolte nella nostra rete di social farming.
I culti antichi insegnano e tramandano l’identificazione dell’agricoltura con una divinità femminile. Una tradizione che, nella cultura occidentale e nel complesso mosaico delle società sparse per il mondo, è stata tramandata attraverso le testimonianze archeologiche e rinnovata nei secoli dalle abili mani degli artisti.
Oltre questo legame con la sfera del divino, la relazione tra donne e agricoltura si è consolida attraverso il lavoro; la storia insegna che, sin dalla preistoria, le donne erano impegnate nelle attività di raccolta e di cura della terra. Un lavoro usurante, nella maggior parte dei casi gravato dai doveri e dai ruoli imposti dalla società.
Come il ciclo delle stagioni, anche i sistemi sociali mutano, evolvono e maturano. Ed un settore come l’agricoltura vive attivamente questi cambiamenti.
Dopo l’esperienza dello scorso anno, con Chiara e la sua Casa Vallona, abbiamo deciso di puntare l’attenzione su altre realtà disseminate su territorio italiano.
Il posto delle farfalle – L’orto di Carmela, Carmela
Il legame di Carmela con l’agricoltura è al tempo stesso solido e leggero. Per l’imprenditrice di Castellammare essere impegnata nell’agricoltura significa, prima di tutto, «lavorare dall’alba al tramonto, spesso in condizioni meteo avverse e con il costante pericolo di agenti atmosferici di particolare intensità».
Tuttavia Carmela è una persona ottimista, «consapevole che si può contare su sé stessi e sulla famiglia!». Ed è proprio grazie alla famiglia che nasce il suo legame con l’agricoltura. Carmela è nata in campagna, nelle terre fertili ai piedi del Vesuvio. Qui, i suoi genitori coltivarono la terra e lei, da piccola, osservava ed imparava; prima iniziò ad emularne i gesti, poi contribuì con un semplice aiuto ed infine ne fece un lavoro.
«La libertà di potersi fermare a guardare le farfalle,
proprio come quando ero bambina è ciò che più amo!
Guardare il passare delle stagioni attraverso la natura è un grande privilegio!»
Il suo legame con la natura si fonda sul rispetto dei cicli naturali. Un aspetto che, secondo lei, crea «un burrone tra chi coltiva secondo natura e chi contro». Lei, attraverso la sua produzione, si impegna affinché i consumatori ed i rivenditori capiscano che la stagionalità determini la qualità del prodotto.
Chiede impegno, un impegno di tutti nel riappropriarsi delle conoscenze della terra. Con le nuove sfide poste dai cambiamenti climatici, un numero sempre più esiguo di agricoltori può fare poco. Per Carmela «bisogna stringere i rapporti tra il mondo agricolo e la scuola. I bambini devono poter rincorrere le farfalle, sporcarsi nel fango e guardare i contadini lavorare la terra».
Riso di famiglia – Cascina Bosco Fornasara, Ilena
La storia imprenditoriale di Ilena nasce dall’amore. Lei e Roberto hanno creato Cascina Bosco Fornasara. Una scelta imprenditoriale coraggiosa, nata in mezzo a molteplici difficoltà ed ostacoli.
Dopo aver conseguito una Laurea in antropologia ed etnologia, Ilena decise «di sostenere un sogno», quello del marito, ovvero avviare una produzione biologica del riso. Avevano un progetto comune, «un’impresa innovativa di agricoltura sostenibile, basata su uno sviluppo più attento ai rapporti dell’uomo con l’ambiente ed ai rapporti dell’uomo con altri esseri umani e con gli animali».
«costanza, sacrificio e massimo impegno»
Come dice Ilena «fare il biologico in risicoltura era considerato un progetto idealista, certamente infruttuoso» e, come aggiunge, «il fatto che ci fosse una giovane donna in questo quadro, rendeva tutto ancora più improbabile». Tuttavia è proprio dal biologico che la storia imprenditoriale di Cascina Bosco Fornasara trae ispirazione e successo, dalla «tenacia e determinazione» che questa scelta produttiva richiede per raggiungere risultati.
Il suo obiettivo futuro è quello di «riuscire ad aumentare la quantità di prodotti venduti al dettaglio, attraverso negozi, ristoranti e rivendite aziendali», e tale crescita è supportata dal suo attento e costante lavoro di comunicazione, oltre ai numerosi eventi ed attività ricreative realizzati in Cascina.
Ilena e Roberto continuano a sognare (il loro obiettivo adesso è fornire esperienze sempre più ricche agli utenti della Cascina), ricordando sempre che, i primi successi, sono arrivati con «costanza, sacrificio e massimo impegno».
L’agricoltura è femmina! – Azienda Agricola Santa Clelia, Gabriella
Con questa esclamazione, Gabriella apre la sua intervista. I suoi acini di Erbaluce, per alcuni, racchiudono una favola antica, legata alla ninfa Albaluce ed alle sue lacrime, tramutate in luminosi e dolci grappoli di uva. Come le favole tramandano il legame tra la terra e mitologie antiche, così Gabriella riconosce nell’antichità il legame tra donna ed agricoltura.
Nella sua ottica, le donne nelle aziende agricole costituiscono un elemento significativo, in quanto uniscono l’attenzione alla salubrità dei prodotti con i valori dell’educazione e della tradizione, fondamentali per tramandare la conoscenza delle piccole coltivazioni autoctone.
«Per me essere imprenditrice nel settore agricolo prima di tutto
significa amare la terra nel suo senso più ampio»
Lei e Sergio hanno deciso venti anni fa di diventare contadini e, come spiega, «la percezione esterna di ciò che facciamo molte volte è bucolica, un po’ lontana dalla realtà». Il rispetto e la fiducia sono riusciti a costruirli con l’impegno costante. Tuttavia, per Gabriella, il fatto che le venga detto “lavori come un uomo”, a significare il suo impegno giornaliero in azienda, vuol dire tanto sulla percezione da parte del mondo esterno.
Per il futuro, ritiene che il ruolo della donna nelle aziende agricole stia cambiando radicalmente; una nuova visione del settore porta ad un costante arricchimento delle esperienze proposte in un’azienda, ambiti in cui «la donna decide e incide sempre di più».
Inoltre, per le piccole aziende che resistono ai grandi conglomerati Gabriella auspica dei cambiamenti, soprattutto al femminile, al fine «di tramandare le tradizioni con nuove sfumature, custodire ricordi e modi di fare, e comunicare il valore della terra come bene primario».
Il valore aggiunto – Azienda Agricola Pacchioni, Paola
Il lavoro di Paola nell’agricoltura nasce un po’ per caso. Lo stesso caso che le fece conoscere Giovanni. Quando entrò in Azienda Pacchioni, come felicemente sostiene, «l’azienda agricola era già stata dichiarata biologica nel 1998, ben prima del mio arrivo»; tuttavia, fu con il suo ingresso che arrivò un valore aggiunto.
Il matrimonio, non solo saldò il loro legame sentimentale, ma creò una squadra di lavoro eccezionale. Il suo contributo fu fondamentale per allargare il raggio d’azione dell’azienda e per far conoscere la qualità dei loro prodotti. Negli anni, iniziarono a pensare più in grande e a far conoscere la loro realtà.
«Innovative, flessibili ed efficienti»
In questo aspetto Paola riconosce il valore aggiunto femminile, nella capacità di creare «un luogo aperto ed accogliente», ed aggiunge: «da donna, infatti, credo sia più facile relazionarsi con gli altri e trasmettere loro quello che quotidianamente facciamo: questo vuol dire essere una donna nel settore agricolo».
A suo avviso «le donne sono sempre più protagoniste del mondo rurale e costituiscono una parte basilare dell’economia agricola», grazie a tre fattori: creatività, flessibilità ed efficienza.
Per il futuro, Paola, punta a promuovere uno sviluppo sostenibile in agricoltura, affinché nuove aziende possano abbracciare un percorso di qualità che Azienda Pacchioni segue da anni e contribuisce a tracciare.
Aver cura – La Collina degli Iblei, Rosanna
La Collina degli Iblei, nata dal sogno del marito di Rosanna, ha concentrato una parte importante della sua produzione nella coltivazione della cipolla, eccellenza del territorio di Giarratana. Lei ed il marito avevano altri lavori e, per portare avanti l’azienda agricola, era necessario un impegno da parte di entrambi. Così Rosanna si divise tra il lavoro di educatrice di asilo nido ed il lavoro nei campi.
Un impegno gravoso che, due anni fa, la portò davanti ad un bivio: «dovevo scegliere se continuare a lavorare come educatrice di asilo nido o diventare un’imprenditrice agricola».
Una scelta difficile da affrontare soprattutto per quel rapporto che veniva ad instaurarsi con i suoi bambini. Ma Rosanna decise di impegnarsi nell’agricoltura, con lo stesso spirito che caratterizzò il suo percorso da educatrice. Uno spirito racchiuso nell’idea del «prendersi cura», dell’aver cura della terra e delle proprie coltivazioni così come si curano i figli e le nuove generazioni.
«Per me, oggi, essere imprenditrice nel settore agricolo, significa lavorare autonomamente,
in un settore che per troppo tempo è stato sottovalutato, soprattutto perché considerato prettamente maschile»
Per Rosanna esistono ancora dei preconcetti da sfatare, soprattutto nella visione dell’agricoltura come un settore «prettamente maschile» e, aggiunge, in quella «ostinazione a pensare che i lavori agricoli spettano all’uomo perché noi siamo più fragili».
Una percezione distante dalla realtà, dove le maggior parte delle fasi di raccolta, lavorazione e commercio, coinvolgono soprattutto le lavoratrici. Un’idea esterna che si ferma al concetto di “fragilità” e non riesce a vedere l’impegno delle donne nell’aver cura della terra.
Grazie alla collaborazione dell’aziende, Coltivatori di Emozioni ha potuto proporvi le storie di donne che hanno deciso di mettere al primo posto l’agricoltura ed i suoi principi di sostenibilità e tutela delle piccole produzioni agroalimentari. Adottando le loro tradizioni, sosterrete un percorso di crescita ed i traguardi futuri.